CESARE NOSIGLIA
ARCIVESCOVO DI TORINO

Ai fedeli della parrocchia 
Maria Speranza Nostra

 

 

Cari fedeli della parrocchia Maria Speranza nostra,

desidero scrivervi questa lettera in riferimento ai fatti capitati in questi mesi nella vostra comunità, in seguito al trasferimento di padre Valeriano, vostro parroco. I suoi superiori, che hanno seguito da vicino le vicende della parrocchia, erano molto preoccupati dalla divisione in atto nella comunità, che cresceva di giorno in giorno, con atteggiamenti esasperati nei toni e nei comportamenti. Un parroco che vive in un ambiente simile è molto condizionato nel suo ministero, sia sul piano personale che pastorale. Giustamente, dunque, i suoi superiori hanno deciso di trasferirlo, sia per il suo bene che per il bene della comunità, perché essa prenda coscienza che quando si alimenta la divisione si distrugge il bene più prezioso che il Signore dona e chiede alla sua Chiesa: quello dell’unità e della comunione fraterna. «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro», dice il Signore (Mt 18,20). Se dunque c’è di­visione, Egli non può essere presente, come ancora ci dice: «Ogni regno diviso in se stesso va 2.11 rovina» (Lc 11, 17). Io, come vescovo, ho dunque accolto quanto la Congregazione dei Mis­sionari della Consolata ha deciso, tenendo conto anche del grande sacrificio e generosità che offre alla diocesi, con la disponibilità a gestire una parrocchia. Di questo non cesserò di rinngraziare la Congregazione, chiedendo a Dio di benedire il fecondo ministero missionario dei Padri, che essi svolgono anche in Africa e in varie altre parti del mondo. Del resto, quando una diocesi affida a un Istituto religioso la gestione di una parrocchia, riconosce ai superiori di questo Istituto la facoltà di decidere se un parroco deve restare in carica o meno e, se del caso, chi debba essere il sacerdote che lo sostituisce.

Il problema non sta dunque in questo o quel parroco, ma nella comunità. Se voi non vi convertite e promuovete tra voi un cammino di riconciliazione e perdono reciproco, la co­munità rischia di esaurire il suo compito di essere parrocchia, con gravi conseguenze per tut­ti. Vi consiglio pertanto, passate le Feste natalizie, di avviare un percorso di preghiera, di con­fronto con la parola di Dio e di penitenza, e di farlo come comunità intera, dai piccoli ai grandi, dalle famiglie ai gruppi, ciascuno ponendosi davanti alla propria coscienza, per cam­biare il proprio modo di pensare e di agire nei confronti degli altri e mettendo in pratica quanto ci dice l’Apostolo Paolo: «Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso» (Fil 2,3). Siate umili, mettendovi in ascol­to gli uni degli altri con amore e spirito fraterno e di mutuo perdono.

A chi ha preso le difese di padre Valeriano, addolorato per la sua partenza, quasi che il trasferimento fosse una punizione verso di lui — cosa non vera —, ricordo peri che í parroci passano e non sono che servi del Signore e della comunità: al centro di tutto, ci deve essere l’unico Pastore, Maestro e Guida della comunità stessa, che è Gesù. Frequentare le attività della parrocchia, a cominciare dalla S. Messa, solo perché c’è quel parroco e non un altro, o solo se celebra e predica quel prete e non un altro, non risponde alla vera fede cristiana, che

mette appunto al centro Gesù e non questo o quel sacerdote. Ricordate ancora quanto scrive l’apostolo Paolo, rimproverando la sua comunità di Corinto perché era divisa come voi: «Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: io sono di Paolo”, lo invece sono di Apollo” (missionario che aveva predicato e guidato la comunità dopo Paolo), lo invece di Cefa”, ‘E io di Cristo”. È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forre crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti, non mi ba mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non ven­ga resa vana la croce di Cristo» (1Cor 1, 12-17). Chi sono dunque questi pastori? Ministri median­te i quali avete ricevuto la Parola di Dio, secondo quanto lo Spirito ha concesso. Noi siamo collaboratori di Dio, ma voi siete il campo del Signore, l’edificio del Signore. Dividendovi vi mostrate dunque molto umani e ragionate secondo gli schemi propri del mondo, che non sono quelli di Dio.

Mi rivolgo poi a quanti di voi hanno reclamizzato sui giornali la vicenda, alimentando un chiacchiericcio basato su falsità e considerazioni strumentali e generando così scandalo per tanti altri fedeli della città e della diocesi. Suscitare scandalo è uno dei peccati più gravi, che Gesù condanna molto severamente nel Vangelo. Reclamizzando la cosa, avete arrecato dan­no alla vostra comunità e anche a Padre Valeriano — e di questo dovete chiedere perdono.

Ora è stato avviato un nuovo corso che, mi auguro, possa procedere sereno e positivo, con il nuovo parroco Padre Nicholas, che vi conosce bene da anni e ha tutte le doti per pre­siedere la comunità con spirito paterno e fraterno. Aiutatelo dunque, offrendogli tutta la col­laborazione necessaria. Tocca a tutti voi fare la vostra parte, con senso di responsabilità e se­rietà di impegno.

Maria Santissima Madre della Speranza, vi sostenga e guidi sulla via del’unità,e del servizio reciproco.

Vi benedico di cuore,

 

Cesare Nosiglia

Vescovo, padre e amico

 

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