«… aveva mani callose, ma era capace di sognare»

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«Giuseppe aveva mani callose, ma al tempo stesso era capace di sognare. Concretezza di mani che lavorano il legno e leggerezza di sogni. Shakespeare diceva che la materia di cui sono fatti i sogni è la speranza.
San Giuseppe è un uomo di speranza; nei suoi brevi sogni (tre e mezzo) l’angelo gli indica ogni volta il primo passo. Non tutta la strada. Solo il primo passo e lui parte – in senso metaforico la prima volta, letterale le altre tre – senza sapere dove andare o come sarà il cammino. Così è la nostra vita fatta di piccoli annunci e di piccole luci; abbiamo luce e forza sufficienti a metterci in cammino, e poi l’annuncio si rinnova di continuo. Così è stato anche per Giuseppe, uomo libero e con il coraggio di andare controcorrente per mettere in salvo la sua sposa incinta prima del matrimonio. Un uomo innamorato che la sogna anche di notte. Mi ha sempre colpito che l’annunciazione avvenga alla coppia. Nel suo Vangelo, Luca (1, 26-38) annuncia la nascita di Gesù a Maria; Matteo (1, 18–24) la annuncia invece a Giuseppe.

Dio non ruba spazio a nessuno: mette insieme due energie per una sinergia che faccia crescere la vita.

Molte volte, leggendo i “Vangeli dell’infanzia”, ci viene da domandarci perché Dio non sia intervenuto in maniera diretta e chiara. Ma Dio interviene per mezzo di eventi e persone. Giuseppe è l’uomo mediante il quale Dio si prende cura degli inizi della storia della redenzione. Egli è il vero “miracolo” con cui Dio salva il Bambino e sua madre. Il Cielo interviene fidandosi del coraggio creativo di quest’uomo, che giungendo a Betlemme e non trovando un alloggio dove Maria possa partorire, sistema una stalla e la riassetta, affinché diventi quanto più possibile un luogo accogliente per il Figlio di Dio che viene nel mondo (cfr Lc 2,6-7). Davanti all’incombente pericolo di Erode, che vuole uccidere il Bambino, ancora una volta in sogno Giuseppe viene allertato per difendere il Bambino, e nel cuore della notte organizza la fuga in Egitto (cfr Mt 2,13-14).

A una lettura superficiale di questi racconti, si ha sempre l’impressione che il mondo sia in balia dei forti e dei potenti, ma la “buona notizia” del Vangelo sta nel far vedere come, nonostante la prepotenza e la violenza dei dominatori terreni, Dio trovi sempre il modo per realizzare il suo piano di salvezza. Anche la nostra vita a volte sembra in balia dei poteri forti, ma il Vangelo ci dice che ciò che conta, Dio riesce sempre a salvarlo, a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazaret, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza.

Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare.

Il Vangelo non dà informazioni riguardo al tempo in cui Maria e Giuseppe e il Bambino rimasero in Egitto. Certamente però avranno dovuto mangiare, trovare una casa, un lavoro. Non ci vuole molta immaginazione per colmare il silenzio del Vangelo a questo proposito. La santa Famiglia dovette affrontare problemi concreti come tutte le altre famiglie, come molti nostri fratelli migranti che ancora oggi rischiano la vita costretti dalle sventure e dalla fame. In questo senso, credo che San Giuseppe sia davvero uno speciale patrono per tutti coloro che devono lasciare la loro terra a causa delle guerre, dell’odio, della persecuzione e della miseria.

Alla fine di ogni vicenda che vede Giuseppe come protagonista, il Vangelo annota che egli si alza, prende con sé il Bambino e sua madre, e fa ciò che Dio gli ha ordinato (cfr Mt 1,24; 2,14.21). In effetti, Gesù e Maria sua Madre sono il tesoro più prezioso della nostra fede.

Nel piano della salvezza non si può separare il Figlio dalla Madre, da colei che «avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce».

Dobbiamo sempre domandarci se stiamo proteggendo con tutte le nostre forze Gesù e Maria, che misteriosamente sono affidati alla nostra responsabilità, alla nostra cura, alla nostra custodia. Il Figlio dell’Onnipotente viene nel mondo assumendo una condizione di grande debolezza. Si fa bisognoso di Giuseppe per essere difeso, protetto, accudito, cresciuto. Dio si fida di quest’uomo, così come fa Maria, che in Giuseppe trova colui che non solo vuole salvarle la vita, ma che provvederà sempre a lei e al Bambino. In questo senso San Giuseppe non può non essere il Custode della Chiesa, perché la Chiesa è il prolungamento del Corpo di Cristo nella storia, e nello stesso tempo nella maternità della Chiesa è adombrata la maternità di Maria.[23] Giuseppe, continuando a proteggere la Chiesa, continua a proteggere il Bambino e sua madre, e anche noi amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre». (Papa Francesco)

 

 

CALENDARIO LITURGICO GENNAIO 2021

1 Venerdì – Maria Santissima Madre di Dio

Messe alle ore 09,00, 10,30 e 18,00.

2 Sabato – Ss. Basilio e Gregorio

3 Domenica – SS. Nome di Gesù (II NATALE – B)

4 Lunedì – S. Angela da Foligno

5 Martedì – S. Edoardo il Confessore

6 Mercoledì – Epifania di Nostro Signore

Messe alle 09,00 E 18,00.

7 Giovedì – S. Raimondo di Peñafort

8 Venerdì – S. Lorenzo Giustiniani

9 Sabato – S. Marcellino

10 Domenica – BATTESIMO DEL SIGNORE

11 Lunedì – S. Igino

12 Martedì – S. Modesto martire

13 Mercoledì – S. Ilario

14 Giovedì – S. Felice da Nola

15 Venerdì – S. Mauro

16 Sabato – B. Giuseppe A. Tovini

17 Domenica – S. Antonio Abate (II DOM. T.O. – B)

  • Catechismo dopo la messa

 

18 Lunedì – S. Margherita di Ungheria – inizio settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

19 Martedì – S. Mario

20 Mercoledì – S. Sebastiano

21 Giovedì – S. Agnese, vergine e martire

22 Venerdì – S. Vincenzo

23 Sabato – S. Emerenziana

  • Catechismo dopo la messa

24 Domenica – S. Francesco di Sales (III DOM. T.O. – B)

  • Catechismo dopo la messa

25 Lunedì – Conversione di S. Paolo

26 Martedì – Ss. Timoteo e Tito

27 Mercoledì – S. Angela Merìci

28 Giovedì – S. Tommaso d’Aquino

29 Venerdì – S. Vera

30 Sabato – S. Martina

  • Catechismo dopo la messa

31 Domenica – S. Giovanni Bosco (IV DOM. T.O. – B)

  • Catechismo dopo la messa

S. Giuseppe

«Il Vangelo lo chiama: «Giusto» (Mt 1,19). Fu il più grande giusto dopo nostro Signore e la Madonna. Fu giusto nell’osservanza della legge e dei comandamenti; giusto nelle parole, nei giudizi, nelle opere. Chiediamogli questa giustizia che vuole dire santità. Siamo devoti di questo grande santo. S. Giuseppe, dopo Maria SS., è il primo cui dobbiamo ricorrere nei nostri bisogni spirituali e temporali. S. Teresa lasciò scritto: «Non ricordo di aver pregato S. Giuseppe per alcuna grazia, che non l’abbia ottenuta». Anche Don Bosco soleva dire: «Non avviene mai che io chieda una grazia a S. Giuseppe che non l’ottenga!». Ricordo che, quando ero ragazzo, mi diceva: «Per ottenere salute e ingegno ricorri a S. Giuseppe». Egli è validissimo intercessore presso Dio; quindi quando sarete in missione, rivolgetevi a lui per tutte le vostre necessità anche temporali. Per onorare un santo non basta pregarlo, bisogna anche imitarlo. Vi propongo S. Giuseppe in particolare come modello di fedeltà e di vita interiore. Egli non ha fatto miracoli, non ha predicato, eppure fu così santo perché fu umile e fedele alle piccole cose. Fedeltà alle piccole cose, questo è il segreto delle comunità. La grazia che gli ho domandato per voi è di avere una fedeltà ferrea, fedeltà dal mattino alla sera, senza perdersi d’animo. La sua vita, inoltre, fu tutta interiore ed è perciò protettore particolare delle persone consacrate. Chi non sa pregare, chi non sa meditare o raccogliersi, si raccomandi a lui. In missione avrete da fare una vita piuttosto movimentata; imitate S. Giuseppe che, in mezzo a tutte le sue opere esterne, rimase sempre unito a Gesù e a Maria, perciò il suo cuore si infiammava dell’ardore di quei due cuori. Imitatelo anche nella vita umile, nascosta e laboriosa. Lavorava e si manteneva con il provento del suo lavoro. Il Signore lo condusse per la via comune del lavoro, del nascondimento, del sacrificio. S. Giuseppe però lavorava con “spirito”. Metteva tutta la sua cura nel custodire il Signore e la Madonna, e noi dobbiamo avere la stessa cura dell’onore di Dio. Cercava in tutti i modi di rendere contenti Gesù e Maria, e noi dovremmo sempre fare tutto per il solo scopo di piacere a loro. S. Giuseppe è patrono della Chiesa e, di conseguenza, è patrono della missione, che ne è parte essenziale. È pure nostro speciale protettore; dopo la SS. Consolata c’è Lui». (Giuseppe Allamano)

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