Lettera alla comunità per l’inizio della anno pastorale 2018
Carissimi fratelli e sorelle,
In un momento di serenità e di preghiera, pensando a ciascuno di voi e l’inizio di quest’anno pastorale 2018/19, il 90° della nostra parrocchia, desidero rivolgervi qualche parola paterno di incoraggiamento e di orientamento.
Quest’anno, siamo invitati da papa Francesco e dal nostro vescovo Cesare a riflettere, pregare perché tutti noi, e soprattutto i nostri giovani e ragazzi possano saper discernere, cioè, fare le giuste decisioni, prendere le strade che il Signore gli indica, e che tutti noi possiamo davvero camminare sulle orme di Gesù.
Il tema annuale indicatoci è dunque VIENI E SEGUIMI.
Ma affinché, come comunità cristiana, possiamo accompagnare i nostri giovani sulle strade della vita e della fede, “occorre che il terreno sia fecondo, fertile; altrimenti, tutto va perduto. Questo terreno che anche oggi può accogliere il seme della vocazione, che Cristo semina, è la comunità cristiana” . (mons. Cesare Nosiglia).
Vi invito dunque a riflettere su alcuni aspetti.
Cosa è la parrocchia?
A papa Giovanni XXIII, anche chiamato il “papa buono” piaceva chiamare la parrocchia “la vecchia fontana del villaggio” , dove tutti passano per attingere l’acqua, un bene necessario per la sopravvivenza.
Fontana del villaggio ancora oggi rimane la parrocchia, dove tutti passano: per pregare, per incontrarsi, per trovare ascolto e consolazione in momenti di difficoltà, per i sacramenti, per un aiuto economico o materiale. Capita che tutti, prima o poi, passano in parrocchia, credenti, non credenti, gente di altra fede per una cosa o per un altra, per un’occasione o altra.
È davvero la fontana del villaggio che va custodita e rigenerata costantemente. Papa Giovanni Paolo II diceva che la parrocchia “è la chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie”.
Papa Francesco invece ricorda alla parrocchia la sua importanza, le sue malattie e soprattutto la sua missione: una famiglia di Dio che accoglie, educa, accompagna, incoraggia ecc .
Come ho già detto varie volte, nella parrocchia si viene per attingere l’acqua della vita eterna. Si viene in parrocchia innanzitutto perché “abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” come dice Gesù.
Dalla parrocchia dobbiamo tornare alle nostre case più sereni, più gioiosi, più felici, più sfidati a migliorare la nostra vita, a convertirci appunto .
Chiunque frequenti la parrocchia in un modo più assiduo deve far sì che tutti quelli che ci passano: bambini, genitori, ragazzi, anziani, adulti, malati, peccatori, santi ecc trovino un pò di pace, trovino Gesù Cristo, sua madre Maria santissima, il vangelo. Ricordo ancora a tutti che la parrocchia è un luogo sacro, la comunità è sacra, è la casa del Signore, è la sua famiglia.
…la gente, nascosta nelle proprie case, soffre…
In quest’anno pastorale nuovo, siamo invitati a iniziare con spirito nuovo, con amore intenso e soprattutto:
“È ora di smettere con lo spirito di contrapposizione, di criticarci vicendevolmente e di porre veti incrociati, di sospettarci a vicenda come se il dovere di ciascuno fosse quello di pensar male delle intenzioni altrui.
Tutto ciò uccide la fiducia e lo sviluppo personale e sociale, è ora di smettere di attribuirci il merito di ogni idea buona, di ogni opera riuscita. La vanità infantile di emergere sugli altri e apparire i migliori della città porta a non riconoscere le idee e le capacità degli altri, a non collaborare, a trovare ogni appiglio per bloccare ogni possibile prospettiva. È l’ora di smettere di impuntarci per far vedere chi siamo e che contiamo. Nessuno, per affermare il proprio potere, deve fermare o rallentare i progetti per il bene comune….
È l’ora di valorizzarci a vicenda, è l’ora che lodiamo pubblicamente il bene che c’è, si fa e si può fare, è l’ora che impariamo a riconoscere le capacità e i meriti degli altri, a gioirne, a collaborare senza invidia affinché i problemi si superino e il bene si affermi, perché la gente, nascosta nelle proprie case, soffre, non per modo di dire. La saggezza popolare afferma che l’ottimo è nemico del bene: davanti a qualunque idea, progetto o scelta operativa si potrà sempre obiettare qualcosa ma qui si prova l’intelligenza personale e collettiva, si misura l’onestà e il buon senso». (Card. Angelo Bagnasco)
Non si va incontro al Signore con malumori, con rancori, pettegolezzi, pretese e giudizi gratuiti. Questi atteggiamenti in realtà rovinano la casa del Signore, ci rendono più tristi ed è meglio rimanere in casa nostra se non siamo disposti a cambiare.
Chi non è capace di perdonare, di collaborare con tutti e camminare da discepolo rovina solo, non costruisce, “si erge da maestro e giudice degli altri e non più un umile discepolo del Signore insieme agli altri”.
(mons. Cesare Nosiglia).
Pertanto questi atteggiamenti, da parte di chiunque, non saranno più tollerati.
Un grazie ai vari e numerosi collaboratori
La nostra è una comunità viva, gioiosa, pieno di vita e di tanti gruppi e iniziative. Non dobbiamo mai dunque prendere niente per scontato, cioè dobbiamo sempre essere riconoscenti innanzitutto al Signore che ci ha creati, ci ha redenti, ci ha dato così tanti doni, uno dei quali è la nostra comunità cristiana; la parrocchia.
Un riconoscimento allora e ringraziamento a ciascuno di tutti quelli che quest’anno si sono ancora resi disponibili per le varie “mansioni” e attività della parrocchia.
Grazie di cuore e ricordiamoci tutti quello che ci dice san Paolo:
“qualsiasi cosa che fate, fatelo di cuore come per il Signore”, per “la gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa chiesa”, come peraltro recitiamo durante l’offertorio. Come anche ben sapete, la nostra struttura parrocchiale è grande e bisognoso di una manutenzione continua.
Chiedo a tutti i collaboratori dunque di aver cura della struttura e delle utenze, segno di amore per la propria comunità, come si fa a casa propria. Pertanto, per ora spetta solo al parroco e alla comunità dei padri la destinazione dell’uso dei locali e diversi ambienti per le attività.
Come abbiamo sempre detto, a nessun gruppo o associazione, appartiene esclusivamente un locale o dei locali.
Parlare di meno, pregare di più.
Per tutti, soprattutto agli operatori pastorali, la preghiera è di primaria importanza.
Senza la preghiera, “noi non abbiamo niente da dire; senza la preghiera, noi siamo niente, senza la preghiera e la meditazione, noi non abbiamo niente da fare”.
(Benedetto XVI).
Invito tutti, allora, prima di qualsiasi attività, incontro, iniziativa, di passare in chiesa, invocare personalmente lo Spirito Santo, leggere qualche brano della parola, rinnovare la nostra fede e il nostro amore e chiedere il Suo aiuto e non semplicemente entrare in parrocchia dal cortile”.
È la Sua missione quella che noi portiamo avanti, non nostra. A proposito della preghiera, saranno proposti una volta al mese, la domenica pomeriggio, l’adorazione eucaristica comunitaria alla quale siamo invitati a partecipare come momento importante per stare con il Signore e arricchire la nostra vita spirituale.
Dovremo imparare a tacere e pregare di più, discernere di più e parlare di meno, agire di più e parlare di meno. Saremo più felici e sereni, degni del Signore.
I vostri missionari
Per quanto riguarda i vostri sacerdoti, ricordatevi che sono venuti da “vicino o lontano” soltanto per servire il Signore e la sua gente, cioè voi, fino a quando il Signore dispone.
Ciascuno di voi e le vostre famiglie è voluto e amato personalmente, forse non riusciamo a dimostrarlo sempre, ma siete sempre nei nostri pensieri, nella nostra preghiera, nella nostra azione.
Siamo sereni e felici di essere e lavorare in mezzo a voi come missionari della Consolata ma perché possiamo davvero accompagnare tutti all’incontro con il Signore, con la predicazione, con una buona parola, con la celebrazione dei sacramenti, con l’aiuto materiale ai poveri, con l’accoglienza ecc.. vi chiediamo di pregare per noi, di starci vicino e soprattutto di evitare di turbare inutilmente la nostra vita.
Le nostre energie e tempo le vogliamo investire di più nell’evangelizzazione, non nella gestione di beghe e capricci interni ai gruppi o persone. Siamo chiamati e siamo consapevoli di essere strumenti della comunione ecclesiale, senza preferenze di nessuno, ma a servizio di tutti. Ricordatevi, la serenità del vostro parroco, dei vostri sacerdoti è la serenità della comunità.
Accettate le decisioni, i “si” e i “no” di volta in volta con senso di fede, di obbedienza e di collaborazione , in quanto sono decisioni prese nella preghiera e tramite momenti di ascolto dei bisogni della comunità e dei gruppi, dei singoli e della parrocchia e territorio nella sua interezza. Alcune di esse, a volte, sono decisioni sofferte.
Possono anche risultare ogni tanto sbagliate.
Ricordatevi delle parole di Gesù, non sono venuto per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato ”.
Evitiamo dunque “capricci e chiusure pastorali”.
Voi ci chiamate padri, e vogliamo davvero essere padri di tutti e ciascuno di voi. Accompagnare con amore le vostre situazioni di gioia e di dolore, di angosce e speranze. Vogliamo camminare insieme ed essere insieme a voi strumenti della Consolazione del Signore, appunto missionari della Consolata. Avanti in Domino, come diceva il nostro fondatore, Giuseppe Allamano. Con affetto, invoco su tutti la benedizione del Signore e la materna protezione della santissima Vergine Maria
Speranza nostra e Consolatrice.
Nicholas
Parocco