“Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche…”

Alcuni momenti e scatti di febbraio 2025  Scarica l’articolo

Il tempo scandisce la nostra esistenza, definisce le stagioni, non solo quelle meteorologiche ma anche quelle della vita di ciascuno di noi. Viviamo momenti di grande serenità, quando il sole della vita risplende di luce radiosa ma viviamo anche momenti nei quali le nubi si addensano sui cieli della nostra vita e i temporali si abbattono su di noi. Ogni tanto si vivono grandi entusiasmi e altre volte la depressione e lo scoraggiamento ci investono. La vita può scorrere come un fiume in piena come può anche arrabattarsi in scogli difficili. L’oggi del nostro vivere è comunque caratterizzato dalla stanchezza, dalla disillusione, dal vuoto di senso. La storia personale e dei popoli è complessa, difficile da dire se bella o brutta, se le persone a noi care ci hanno veramente dato speranza oppure sono state egoiste, menefreghiste o anche semplicemente inadeguate alle situazioni o superficiali.

Il rapporto con noi stessi è di conseguenza pieno di complessi e confusioni. Non sappiamo giudicare le cose perché non sappiamo come farlo. Quelli che ci hanno preceduto probabilmente non ci hanno lasciato in eredità le chiavi del giudizio. La storia si è complicata e le cose che sembravano ferme e le dottrine indiscutibili sono diventate superflue. A quale Dio rivolgersi?, che utilità ha nella nostra vita credere, vivere in comunità?. Che cos’è la famiglia oggi? Gli affetti sembrano essere solo funzionali al benessere personale e basta. È così che siamo pieni di ferite aperte, che sanguinano. Ferite del cuore che dissanguano l’anima. L’anemia esistenziale è divenuta cronica e sembra che non ci sia nessun modo per fermare questa perdita di sangue. E così, come l’emorroissa citata nel vangelo, siamo curvi, piegati dal mal vivere, incapaci spesso di guardare in avanti. Gente disperata, appunto, senza speranza. Eppure ci dimentichiamo della bella icona della Pietà, della Madre che tiene in braccio il figlio sanguinante, il figlio che da lì a poco sarà il Risorto. Ci dimentichiamo che tante persone ci tengono sulle braccia, nel cuore, pensano a noi. 

Se aprissimo il cuore, se potessimo almeno per un istante alzare lo sguardo, troveremmo una madre, un padre, un fratello che ci guardano, che ci tendono una mano. Sono il riflesso di Maria, àncora della salvezza che tiene la barca della nostra vita salda e la protegge dalle burrasche della vita, dalle turbolenze dei nostri dubbi e fragilità, dalla violenza del mondo. Lei è la stella del mare, nelle notti buie, in mezzo alle acque pericolose della precarietà, della cattiveria e della delusione. Quella stella apre davanti a noi la bellezza dei cieli, la luce delle costellazioni, l’orientamento dei loro movimenti. Ci fa intuire qualcosa di nuovo, fa scattare anche in noi una scintilla nuova, una scintilla, che, se alimentata può divampare in un fuoco nuovo, che scalda la vita, che può distribuire le sue fiamme e riaccendere altre brace ormai spente. 

Lei è la porta del cielo, quel cielo che custodisce il fuoco pasquale che riaccende e ridà vita alle nostre braci spente.

È la porta del cielo perché quel fuoco è Cristo e attraverso di lei è entrato nel mondo ed è capace di entrare di nuovo nelle nostre vite, anche a porte chiuse come fece nel cenacolo con i discepoli impauriti e spaventati. Lei è quindi la nostra speranza, il nostro porto sicuro, la nostra porta aperta nonostante tutte le altre porte che abbiamo trovato chiuse, sbarrate davanti a noi, impedendoci di accedere alla vita, alle possibilità, al futuro. È Lei che rende possibile che il fuoco vero, l’amore vero, la passione per la vita, che è Gesù possa divampare dentro di noi scaldando l’esistenza, purificandoci dalle scorie del male e di un passato di schiavitù che ci ha messo a terra, di conti sospesi con gli altri che rende la vita amara e sola, dalla stanchezza di una vita balorda e insensata che il mondo ci impone. Lui è il giubileo che ci è stato dato in dono quest’anno perché possiamo rinnovarci, possiamo rialzarci, guardare in avanti e sperare, come hanno fatto migliaia di uomini e donne che nella storia lo hanno accolto e hanno sperato anche là dove non c’era niente da sperare. Il Giubileo, sarà vissuto nella nostra parrocchia in modo del tutto particolare perché la nostra chiesa parrocchiale sarà una chiesa giubilare nel tempo di Quaresima e di Pasqua. Il dono di essere chiesa giubilare diventa anche una responsabilità, un invito forte dal Signore al rinnovamento. I momenti che saranno proposti, il percorso che è stato pensato per accedere alla misericordia del Signore sarà occasione anche di praticare l’ospitalità, accogliendo chi busserà alla porta in cerca di speranza e di misericordia.

Buon cammino giubilare a tutti. 

Febbraio
1 Sabato  

Ore 09,00 – Messa colazione gruppo mariano 

Ore 15,00 – oratorio festivo, ore 16,30 – catechismo

2 Domenica F Presentazione del Signore – catechismo dopo messa
3 Lunedì M San Biagio ore 18,00- messa e la benedizione della Gola.
4 Martedì    
5 Mercoledì M Sant’Agataore 15,00 – pensionati e amici
6 Giovedì M

Santi Paolo Miki e compagni, martiri

Dalle ore 09,30 alle 17,45 – adorazione eucaristica

7 Venerdì   Venerdì della IV settimana del Tempo Ordinario
8 Sabato m

Santa Giuseppina Bakhita, vergine

Ore 15,00 – oratorio festivo, ore 16,30 – catechismo

9 Domenica   V Domenica del Tempo Ordinario –  catechismo dopo messa
10 Lunedì M Santa Scolastica, vergine
11 Martedì m Nostra Signora di Lourdesore 18,00 -santa messa con l’unzione degli infermi.
12 Mercoledì   ore 15,00 – pensionati e amici
13 Giovedì  

Dalle ore 09,30 alle 17,45 – adorazione eucaristica

Ore 18,00 – Messa e Triduo san Giuseppe Allamano

14 Venerdì M

Santi Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo

Ore 18,00 – Messa e Triduo san Giuseppe Allamano

15 Sabato  

Ore 15,00 – oratorio festivo, ore 16,30 – catechismo

Ore 18,00 – Messa e Triduo san Giuseppe Allamano

16 Domenica   VI Domenica del Tempo Ordinario- catechismo dopo messa
17 Lunedì m Santi sette fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria
18 Martedì    
19 Mercoledì   ore 15,00 – pensionati e amici
20 Giovedì   Dalle ore 09,30 alle 17,45 – adorazione eucaristica
21 Venerdì m San Pier Damiani, vescovo e dottore della Chiesa
22 Sabato F

Cattedra di San Pietro, apostolo

Ore 15,00 – oratorio festivo, ore 16,30 – catechismo

23 Domenica   VII Domenica del Tempo Ordinario- catechismo dopo messa
24 Lunedì    
25 Martedì    
26 Mercoledì   ore 15,00 – pensionati e amici
27 Giovedì m Dalle ore 09,30 alle 17,45 – adorazione eucaristica
28 Venerdì    

Cos’è giubileo?

Il giubileo è un anno di remissione dei peccati, riconciliazione, conversione e penitenza sacramentale. Il giubileo per i fedeli cattolici è un’occasione di pellegrinaggio, preghiera e riconciliazione con Dio. Inoltre è il momento di stabilire i corretti rapporti tra persone con la remissione dei debiti. Durante questo periodo particolare e speciale di grazia i fedeli si mettono in cammino, nella dimensione dell’ascolto, in pellegrinaggio tra vari itinerari, luoghi da scoprire, riti e liturgie. Il giubileo diventa un momento di rinnovamento spirituale e speranza quindi di purificarsi spiritualmente, di riflettere sulla propria vita religiosa/spirituale. Per cui il giubileo viene detto l’anno santo perché è destinato a promuovere la santità di vita ma anche esso è caratterizzato da cerimonie solenni. 

Fondamento biblico del giubileo. 

Nell’AT, levitico 25, Dio ordina al popolo d’Israele di celebrare ogni cinquantesimo anno come un “anno di giubileo” durante il quale tutte le terra tornavano ai lori proprietari originari e i debitori venivano perdonati, lo scopo era quella di mantenere la giustizia sociale. Inoltre il profeta Isaia parla di messia che verrà e porterà la buona novella all’Israele ed annuncerà l’anno di misericordia. Isaia 61,1ss. L’inizio di quest’anno veniva annunziato col suono di un corno chiamato yobel, che aveva il senso primitivo di capro, e per metonimia, corno di capro, e più tardi divenne per estensione il nome dell’anno: anno di giubileo, cioè di giubilo. Invece nel NT, l’anno giubileo è soprattutto l’anno di Cristo. Gesù si presenta come colui che porta a compimento l’antico giubileo, essendo venuto a predicare l’anno di grazia del Signore Lc 4,18-19. La venuta di Cristo libera l’uomo dalla schiavitù del peccato creando un spazio di una nuova condizione cioè l’alleanza con Dio per Cristo nello Spirito Santo. Insomma Gesù ci rivela il volto del padre misericordioso che veramente ama i suoi figli.

Il messaggio del giubileo 2025

Con l’apertura dell’anno giubilare, viene offerto ai fedeli e ai credenti un percorso straordinario verso la salvezza; L’anno 2025 è l’anno santo della speranza, la speranza che non delude, che non è morta ma che è viva e avvolge la nostra vita per sempre come direbbe il santo padre. Questa speranza la troviamo in Dio e ci rende capaci di diventare pellegrini di luce nelle tenebre del mondo. Il santo padre ci invita ad essere messaggeri della speranza e portarla in ogni angolo del mondo senza indugio per cui il papa ci chiede di essere ambasciatore di pace. In tal modo possiamo sviluppare un mondo nuovo, perdonandoci gli uni gli altri, dove regnano la pace e giustizia visto che negli ultimi decenni il mondo è attraversato da una guerra, violenza e sofferenza. 

Alcuni necessarie pratiche raccomandate dalla chiesa.

Visitare una chiesa giubilare, varcare la porta;

Confessarsi per ottenere il perdono dei peccati le indulgenze;

Partecipare all’eucaristia;

Pregare secondo l’intenzione del papa;

Praticare gli atti di carità. 

Brian Siva – seminarista missionario della Consolata.


Il Significato della Porta Santa 

Dal punto di vista simbolico, la Porta Santa assume un significato particolare: è il segno più caratteristico dell’anno giubilare, perché la meta è poterla varcare. La porta non è solo un confine fisico, ma un simbolo che connette il credente alla comunità cristiana e a Cristo stesso. Non si tratta solo di entrare in un luogo sacro, ma di entrare in una relazione profonda con la Chiesa, che è un corpo di fede, di preghiera e di comunione. È il luogo in cui ogni pellegrino trova accoglienza, riconciliazione e pace, riflettendo l’apertura della Chiesa verso tutti.

La porta ci ricorda che la chiesa non è solo un edificio, ma uno spazio vivo, dove ogni persona è invitata a entrare con il cuore aperto. È simbolo di una comunità che accoglie, perdona e favorisce il dialogo tra i credenti. Varcare la Porta Santa è, quindi, un gesto che segna l’inizio di un cammino spirituale di rinnovamento e speranza.

La porta simboleggia il passaggio tra diversi momenti della vita umana, segnando il cammino di trasformazione personale. Essa rappresenta il legame tra il quotidiano e il sacro, accompagnando l’individuo in tutte le sue fasi esistenziali e spirituali. Il suo ruolo è quello di aprire a nuove dimensioni di fede e di crescita. Aprendo la porta santa, i pellegrini sono invitati a entrare in un tempo di grazia, di perdono e di riconciliazione, rendendo tangibile il legame tra il popolo di Dio e Cristo, “la Porta” che ci conduce al Padre. L’anno Santo è un’opportunità per sperimentare l’indulgenza e avvicinarsi alla salvezza, attraverso un cammino di purificazione e trasformazione.

Tinsae Hailu Abide – seminarista missionario della Consolata.

 

LA PORTA SANTA

DE(A)LLA “SPERANZA”

L’apertura della Porta Santa nel nostro quartiere, un luogo ricco di storie, volti, di culture ma anche di sfide, assume un significato profondo e diventa oggi simbolo vivo della speranza e della fede che ci unisce. 

  • Una Porta per la Speranza

In un tempo in cui le ombre sembrano prevalere – tra guerre, crisi climatiche, ingiustizie e sofferenze – la Porta Santa rappresenta un segno di speranza. Essa ci invita a credere che il cambiamento è possibile, che le tenebre non possono spegnere la luce e che Dio cammina con noi anche nei momenti più difficili. Aprire e passare attraverso questa Porta significa aprire il nostro cuore a un futuro migliore, affidandoci alla certezza che Dio non abbandona mai i suoi figli. Barriera di Milano è anche un luogo di sogni e di lavoro, di indifferenza, di paure, di lotte per una vita migliore, di famiglie che sperano in un futuro più giusto per i loro figli. L’apertura della Porta Santa ci ricorda che la speranza non è solo un’idea astratta, ma un impegno concreto. È il coraggio di credere che, nonostante le difficoltà, possiamo trasformare le nostre vite e il nostro quartiere. Attraverso piccoli gesti di amore, giustizia e solidarietà, possiamo fare la differenza.

  • Una Porta per la Periferia

Barriera di Milano non è solo un quartiere, ma un mosaico di vite, di culture e di esperienze, che rappresentano la ricchezza e, allo stesso tempo, le fatiche del nostro tempo. Portare qui la Porta Santa significa ricordare che Dio non si dimentica mai delle periferie, né geografiche né esistenziali. Dio cammina accanto a chi vive ai margini, a chi affronta la fatica quotidiana di costruire una vita dignitosa, e spalanca la sua misericordia proprio dove c’è più bisogno di speranza.

L’apertura della Porta Santa è innanzitutto un segno di misericordia e perdono. Passare attraverso questa porta significa accogliere l’abbraccio di Dio, che ci chiama a riconoscere le nostre fragilità e a rinnovare il nostro cuore. In un mondo spesso segnato da conflitti, divisioni e rancori, questa porta ci ricorda che il perdono non è solo un dono che riceviamo, ma anche un dono che possiamo offrire agli altri. È un invito a costruire ponti invece di muri, a scegliere la riconciliazione invece della vendetta.

La porta rappresenta anche un invito a vedere negli ultimi, nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Cristo. Passare attraverso questa porta significa assumere un impegno concreto per un mondo più giusto, dove nessuno venga escluso e dove la dignità di ogni persona sia rispettata e promossa. È un richiamo a vivere la nostra fede non solo con le parole, ma con gesti di amore, compassione e giustizia.

  • Una Porta aperta per Tutti

La Porta Santa è un simbolo di accoglienza universale. Essa non si chiude davanti a nessuno, ma rimane spalancata per ogni uomo e donna, indipendentemente dalla loro storia, dai loro dubbi o dalle loro ferite. È un segno della Chiesa che vuole essere madre e casa, pronta a ricevere chiunque cerchi conforto, pace e speranza.

  • Una Porta che Unisce e non Divide

In un quartiere come il nostro, dove convivono storie diverse, dove le differenze a volte diventano motivo d’incomprensione, la Porta Santa diventa un segno di unità e dialogo. Attraversarla significa scegliere di abbattere i muri che ci separano, di aprirci all’altro, al vicino che forse conosciamo poco, al volto diverso che ci interroga. È un invito a riconoscerci fratelli, figli dello stesso Padre, chiamati a costruire insieme una comunità che sa accogliere e includere.

  • Una Porta per il Pellegrinaggio Interiore

In questo quartiere, dove tante persone vivono il peso della precarietà, della solitudine o della fatica, la Porta Santa ci invita a guardare dentro noi stessi. È una chiamata a lasciarci riconciliare con Dio, a liberarci delle paure e delle amarezze che ci appesantiscono, e a rinnovare il nostro cuore. Passare attraverso questa porta è un atto di fede: significa fidarci di un Dio che ci ama e che vuole camminare con noi anche nelle strade più difficili della vita.

  • Una Porta per una Chiesa Aperta

Infine, aprire la Porta Santa qui, nella Barriera di Milano, è anche un segno per la Chiesa: una Chiesa che non resta chiusa nei suoi edifici, ma che esce per incontrare la realtà concreta delle persone. È un richiamo per tutti noi a essere testimoni della misericordia di Dio, una misericordia che non discrimina e non esclude, ma che si fa prossimità e cura. Come questa porta è aperta a tutti, così anche il nostro cuore deve essere aperto a chiunque bussi, portando la sua storia e le sue domande.

Che il nostro quartiere, la Barriera di Milano, diventi un luogo dove la speranza non solo si annuncia, ma si vive, ogni giorno.

IL PERCORSO DEL PELLEGRINO ALLA “SPERANZA”

Il percorso pensato è un cammino spirituale personale o comunitario con il passaggio attraverso la Porta Santa; un cammino di riflessione, preghiera e purificazione interiore che aiuta i pellegrini a vivere pienamente l’esperienza giubilare anche nel nostro quartiere.

1 TAPPA:

“Guerra, fame, oppressione, soprusi, sfruttamento del lavoro e del creato, generano disperazione”

Intorno alla salita e all’ingresso della Porta Santa saranno presenti immagini che richiamano ed evocano realtà drammatiche e spesso interconnesse, che rappresentano alcune delle sfide più profonde che l’umanità affronta oggi.

Le immagini che accompagnano il pellegrino all’entrata della Porta Santa raccontano il grido di sofferenza che si alza dai popoli della terra: la disperazione, le guerre, la fame, i morti sul lavoro, lo sfruttamento della terra e dell’uomo. “Viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato”.

2 TAPPA – “Lasciate riposare la terra e l’uomo”

Superata la Porta Santa, nell’atrio prima di entrare in chiesa è previsto un momento di riflessione che aiuta a prendere consapevolezza  delle nostre fatiche, dei nostri limiti delle nostre stanchezze. Una voce registrata legge parte del discorso di Mons. Delpini Arcivescovo di Milano scritto alla città di Milano sulla “stanchezza”, aiuta questa fase.

La stanchezza come un sintomo di un’umanità provata. Papa Francesco riconosce che la continua esposizione a conflitti, ingiustizie e sofferenze può generare un senso di sfinimento morale e spirituale. Nel suo magistero, ha spesso denunciato l’“indifferenza globalizzata”, un atteggiamento che emerge quando le persone si sentono sopraffatte dall’enormità dei problemi e finiscono per distaccarsi emotivamente. Questa indifferenza, secondo Francesco, è una forma di anestesia del cuore, che ci impedisce di provare compassione e di agire.

La stanchezza nasce anche da un’esistenza svuotata di senso, appiattita sulla materialità e oppressa da condizioni che trasformano  il mondo, il lavoro, la famiglia in fonti di stress anziché di pienezza

“Capita, a volte, di sentirsi senza speranza – ha commentato il Pontefice – oppure di incontrare persone che hanno smesso di sperare: per una perdita dolorosa, per una malattia, per una delusione cocente, per un torto o un tradimento subito, per un grave errore commesso”.

“La soluzione alla stanchezza, però paradossalmente, non è restare fermi per riposare. È piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza”. 

3 TAPPA: “Le nostre Croci” 

Io sono disposto a cambiare?

Superato l’atrio, ci si trova davanti al crocifisso e a due croci; le nostre croci, le nostre fatiche, le nostre fragilità. Ognuno ha la propria croce. Ci si può fermare in preghiera affidando le “nostre croci”, la “croce” diventa il simbolo di tutte le prove, le fatiche, i sacrifici, le sofferenze che gravano sulla vita che ognuno di noi può affidare alla luce della croce di Cristo, anche scrivendolo su post-it 

Nella stanchezza che ci grava il cuore e nel peso delle nostre croci, si nasconde la possibilità di riconoscere la nostra fragilità e riscoprire la forza che nasce dalla luce della Croce di Cristo.

In questa stazione vince il “silenzio”. La capacità di fare silenzio e di guardarsi dentro. È il momento di quiete nel frastuono del mondo, l’attimo in cui rileggi la tua storia e riconosci che non tutte le frecce sono andate a segno. Il momento in cui finalmente ti riconosci come un essere fragile. Il silenzio aiuta la coscienza a ritornare a sé stessi per ritrovare la strada. La coscienza non è solo il luogo per eccellenza dove si sviluppa il pensiero e l’agire morale, ma la consapevolezza di essere in relazione con il Padre, con gli altri e con sé stessi.  La coscienza fa anche i conti con tutti quei bersagli mancati che chiamiamo peccato, ma anche con tutte le nostre spinte di felicità e pienezza che accompagnano il cammino.

Domande che ti aiutano a riflettere

  • Quando hai avuto il tempo per fare silenzio e guardarti dentro? Quali pensieri e sentimenti

ricordi?

  • Senti di avere un luogo interiore in cui fai entrare e stai solo in dialogo con il Padre?
  • La coscienza è la fonte delle azioni e del loro senso. Quali strumenti senti avere o chiedi per allenare la coscienza? 
  • Sai tornare a te stesso per ritrovare la strada?

4 TAPPA: “La Speranza”

Di fronte alla Madonna è possibile chiedere la sua intercessione

Per Papa Francesco, la speranza cristiana è l’antidoto più potente contro la stanchezza. Nei suoi discorsi, il Papa ci invita a riscoprire la forza di questa virtù, che non è mai passiva o ingenua, ma profondamente radicata nella fede. La speranza, dice Francesco, è ciò che ci permette di continuare a lottare per il bene, anche quando tutto sembra perduto.

Ha detto Papa Francesco “Non lasciamoci rubare la speranza!” Questo grido è un invito a non arrendersi al cinismo o alla disperazione. Per il Papa, ogni piccolo gesto di solidarietà e amore è una testimonianza concreta che la speranza può vincere sulla rassegnazione

La speranza trova nella Madre di Dio la più alta testimone. In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita. […]E ai piedi della croce, mentre vedeva Gesù innocente soffrire e morire, pur attraversata da un dolore straziante, ripeteva il suo “sì”, senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore. […]e nel travaglio di quel dolore offerto per amore diventava Madre nostra, Madre della Speranza. Non è un caso che la pietà popolare continui a invocare la Vergine Santa come Stella Maris, un titolo espressivo della speranza certa che nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare. Maria Speranza Nostra compagna fedele nel viaggio della vita, ci indica il cammino verso la luce che non tramonta. Maria fonte di Speranza guida e protegge i fedeli inclusi coloro che affrontano le tempeste della vita

Riferimenti per la meditazione o preghiera

  • Maria Speranza e gli Sposi di Cana
  • Maria Speranza e la comunità
  • Maria Speranza porta per Dio

SOSTA della RICONCILIAZIONE: “Riscatto”

I “pellegrini di speranza” che passeranno nella Porta Santa potranno ottenere l’indulgenza dopo aver intrapreso il cammino proposto, prendendo parte a un momento di preghiera, celebrazione o riconciliazione. È possibile accostarsi al sacramento della riconciliazione in questo momento.

Il riconoscimento della propria fragilità, non va combattuta, ma accompagnata, lavata, come la ferita su un campo da calcio. Ogni giovane, ogni persona vive in alcuni momenti della propria vita una svolta, l’esperienza del riscatto. Questo, innanzitutto, si sperimenta pienamente con il sacramento della riconciliazione, nel quale ci sentiamo amati oltremisura e oltremodo, perchè. non ci fermiamo e non ci immalinconiamo nelle nostre debolezze, ma riconosciamo con verità. le prigioni della nostra vita e chi e cosa sono le nostre esperienze di liberazione e di salvezza. Solo un cuore libero si lascia prendere per mano e rimettere in piedi, solo nell’ottica del dono si comprende la gratuità di un incontro e di un amore a prescindere, solo nell’essere libero  possibile vivere il perdono, solo nel sentirsi amati è possibile andare oltre sé stessi e riconoscere quei talenti che divenuti frutti ci rendono belli, buoni e bravi. Sei fatto per amare e non per identificarti col tuo fallimento, per camminare e non per restare a guardare le ferite delle tue cadute. La tua vita è generativa nonostante le diverse esperienze di “orfanezza” che potrai fare.

Saranno presenti dei presbiteri per il sacramento della riconciliazione.

5 TAPPA: “I testimoni di Speranza”

Il percorso termina all’angolo dedicato a San Giuseppe Allamano (con al suo fianco i grandi Santi torinesi San Benedetto Cottolengo e San Giovanni Bosco), dove sono posizionate alcune figure di “testimoni di Speranza” (Stefano Mancuso, Carlo Acutis, Piergiorgio Frassati, Chiara Badano, Julius Nyerere)

Il percorso termina incontrando alcuni testimoni di Speranza, con la descrizione della loro vita. Sono persone che incarnano e hanno diffuso la speranza attraverso le loro azioni, la loro parola, loro stessa vita. Persone che nonostante le difficoltà e le sfide hanno mostrano che la santità è un impegno quotidiano, accessibile a tutti, nel vivere con amore e fede ogni momento della nostra vita.

Il gesto conclusivo del pellegrinaggio è l’Abbraccio di questi testimoni, la testimonianza viva di una presenza che ha accolto, curato allora come oggi, L’abbraccio e il lasciar perdere la fatica del cammino e il perdersi nel tu, è raccontare con un gesto l’importanza dell’esserci dell’altro; è la rivelazione dell’altro che mi accoglie così come sono e che io accolgo così com’è. L’abbraccio di questi testimoni di Speranza e del Signore ci accompagna nel nostro cammino.     

Marco Aragno – Parrocchia Maria Speranza Nostra.

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